Benedetta ci racconta la sua esperienza con “Campo fuori le mura”, il progetto di animazione di strada portato avanti dalla Comunità Papa Giovanni in Romania.
Benedetta Malacalza ha 21 anni abita in un paese vicino a Crema, iscritta al 3 anno di Università, studia a Milano per diventare educatrice professionale.
E’ già tre anni che partecipa al progetto di animazione di strada portato avanti dalla Comunità Papa Giovanni in Romania, a Mătăsari; un progetto reso possibile grazie a don Federico Pedrana, sacerdote della comunità che per tanti anni ha vissuto là. “Campo fuori le mura” così è nominato il progetto, quest’anno svoltosi dal 14 al 26 Luglio.
Mătăsari è un paese di poco più di 5.000 abitanti che si trova a circa 300 km da Bucarest.
Benedetta racconta che sia un posto abbandonato a se stessa. Chi può se ne va da Mătăsari. Il lavoro nelle miniere di carbone lì vicino rende. Ci sono tanti bambini che vivono nei quartieri. Bimbi spesso lasciati a sé stessi. E’ qui che inserisce l’attività di animazione di strada coi bambini.
A partecipare sono i tanti dice Benedetta- almeno una cinquantina, vanno dai 4-5 anni fino ai 12-13. “Con loro facciamo attività di animazione per alcune ore al giorno, dividendoli in gruppi per fasce di età”.
Perché da 3 anni – chiediamo a Benedetta- dedichi parte delle tue vacanze a questo progetto?
Trascorrere parte della mia estate qui mi aiuta a vedere una realtà inusuale senza agi. Aiuta ad abbassare le pretese che si hanno nella vita di tutti i giorni. Stimola senza dubbio a stare nel “qui e ora”, imparando ad entrare in relazione con le persone in nuove modalità, capendosi pur senza sapere la lingua.
Una vita in condivisione
Molto importante oltre all’animazione di strada la vita di insieme che si vive col gruppo dei partecipanti fatta di momenti di riflessione, messa quotidiana. Quest’anno eravamo una quindicina di persone provenienti da varie parti d’Italia: giovani tra i 16 e 24 anni e qualche adulto. Insieme, tra noi, nel preparare le attività per i bambini, ma anche nella vita comunitaria abbiamo vissuto momenti intensi e stimolanti. Abbiamo condiviso tanto di noi, soprattutto durante la messa quotidiana vissuta insieme.
Cosa ti sei portata a casa da questa esperienza, quest’anno?
Ho preso più consapevolezza delle tante cose fatte, valorizzando anche alcune scelte intraprese, ristabilendo quali sono oggi le mie priorità, rivalutando cosa lasciare andare del passato e cosa invece tenere stretto. Per me è stato un momento di rivelazione. Ogni anno questo tipo di campo è diverso anche per le dinamiche che si creano coi bambini perché anche i bimbi partecipanti negli anni cambiano. Ci sono bimbi più silenziosi, bimbi che hanno un bisogno importante di stare insieme agli altri bimbi che si affezionano.
Andare anche per due settimane ogni anno ha senso, loro aspettano questo evento tutto l’anno. Abbiamo notato che tutto ciò che diamo, lo acquisiscono e lo prendono come opportunità. Un bene che cerchiamo di trasmettere anche attraverso per esempio l’importanza delle regole di comportamento. Gettiamo piccoli semi che possono favorire il cambiamento in bene per i bambini stessi.
Sicuramente sono loro a dare noi più di quanto noi si dia a loro. Uno scambio di bene che passa dal giocare insieme.
Invito chiunque lo desideri a partecipare perché si riceve tanto, fai esperienza di ciò che il tuo quotidiano non può darti. E’ un’esperienza che ti cambia e ti offre un modo diverso per entrare in contatto con quelle dimensioni di te stesso della vita che difficilmente intercetti o sei stimolato a vivere. E’ sicuramente un modo alternativo per conoscere meglio se stessi. Apre porte dentro di te che nemmeno sai di avere.
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