Convegno Kronos e Kairos. Due giorni per capire il tempo delle dipendenze e quello del cambiamento

Oltre 20 esperti, due giornate di confronto e nuove prospettive per il futuro delle comunità terapeutiche e della lotta alle dipendenze.

Scritto da Sara Tonini

Aggiornato il 01/11/2025

Convegno Kronos e Kairos

Due giorni di confronto, analisi, riflessioni sulle dipendenze. Oltre 20 ospiti ed esperti, una sala piena. Cosa rimane del Convegno Kronos e Kairos? Quali lezioni, quali prospettive portare avanti dopo due giorni così intensi?  

Proviamo a sintetizzarlo qui anche attraverso le parole di Ugo Ceron, psicoterapeuta e Coordinatore del Comitato Scientifico del Convegno. 

Un aspetto fondamentale è la rivalutazione delle comunità terapeutiche e del loro ruolo: nate negli anni ‘80, oggi sono profondamente cambiate, così come è mutato il contesto delle dipendenze. “Quando oggi parliamo di comunità terapeutiche non possiamo più pensare semplicemente a dei luoghi dove le persone passano un periodo della loro vita per il recupero dalle sostanze o da altri comportamenti di dipendenza – spiega Ceron durante un suo intervento al TG2 PostSiamo diventati un sistema che promuove diverse azioni, dai trattamenti residenziali agli interventi sul territorio e di prevenzione”.

A sottolineare il valore dei programmi terapeutici anche un ospite internazionale, Phaedon Kaloterakis, Direttore della World Federation of Therapeutic Communities. “Le comunità terapeutiche sono una scelta di vita, in cui possiamo diventare persone migliori – incalza – Ci sono prove scientifiche del fatto che un percorso in struttura terapeutica possa veramente aiutare chi soffre di dipendenze, anche di quelle non legate alle sostanze come il gioco d’azzardo. E di questo ce ne stiamo rendendo sempre più conto”.  

E proprio l’azzardo è stato un altro tema ampiamente trattato durante il Convegno. A preoccupare è l’aumento costante, anno dopo anno, delle somme di denaro giocate e la diffusione sempre maggiore tra giovani e giovanissimi.  “Il gaming spesso diventa il primo passo per esporre i giovani poi al gioco d’azzardo patologico. Tant’è che che nella popolazione studentesca, secondo un rapporto ESPAD,  il 57% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni gioca già d’azzardo”. Spiega Ceron, commentando i dati presentati da Sabrina Molinaro, ricercatrice SERD e ESPAD, durante il Convegno. “I genitori in qualche modo incentivano i ragazzi a stare a casa, pensano siano più sicuri dai vari pericoli, ma troppo spesso non realizzano che ci sono pericoli anche in rete, che partono proprio da quel cellulare che abbiamo sempre con noi” ha spiegato Molinaro in un dialogo con Riccardo Gatti, psichiatra e psicoterapeuta. 

Attenzione, dunque, ai dispositivi che usiamo ogni giorno, ai contesti familiari e sociali, ai comportamenti a rischio – alcuni dei quali possono essere riconosciuti fin dall’infanzia. A sottolinearlo, tra gli altri, Fabio Lugoboni, Direttore Responsabile del Servizio Medicina delle Dipendenze, che ha incentrato il suo intervento sui fattori protettivi dai comportamenti additivi fin dall’età neonatale e sull’importanza di diagnosi precoci anche di patologie apparentemente sconnesse, come la Sindrome di Tourette o i disturbi di ADHD, ma in realtà strettamente legate alla possibilità di sviluppare dipendenze.

Convegno Kronos e Kairos

Per farlo, bisogna uscire dalla logica dei servizi “in emergenza”, superare i compartimenti stagni tra professionisti che si occupano di dipendenze e “offrire ai giovani un’alternativa”. A ricordarlo durante il suo intervento Padre Guidalberto Bormolini, tanatologo e scrittore, a cui ha fatto eco il fisico Federico Faggin: “Se uno non capisce perché esiste, in una maniera profonda, una maniera che si avvicina alla verità, può perdersi. Noi dobbiamo evitare questo”. 

“Ai giovani dovremmo avere il coraggio di indicare che c’è altro, dovremmo indicargli una via d’uscita – prosegue Bormolini –  Dovremmo lasciar loro la possibilità di sognare”.  

E con questo messaggio ribadito anche da Matteo Fadda, Responsabile Generale della Comunità, si concludono due giornate intense di analisi, domande e testimonianze.
Due giornate organizzate e fortemente volute dalla Cooperativa, proprio nel 2025: a cent’anni dalla nascita del Fondatore Don Oreste Benzi e a 45 anni dall’istituzione della prima comunità terapeutica della Papa Giovanni XXIII.

Due giorni per guardare indietro e ritrovare quelle motivazioni e quella spinta che hanno alimentato quasi mezzo secolo di storia.
Due giorni per condividere esperienze e intuizioni con ospiti d’eccezione.
Due giorni per tracciare la direzione dei prossimi anni.  

Due giorni per capire che il tempo della cura non è solo quello che passa, ma quello che scegliamo di dedicare agli altri.

GRAZIE A TUTTE E TUTTI!!!

NON FINISCE QUI..

Il nostro impegno non finisce qui. Il 7 e 8 novembre saremo presenti alla Settima Conferenza nazionale dipendenze a Roma. Un appuntamento importante ed un momento di confronto, analisi e sintesi tra tutti gli attori coinvolti nel sistema delle dipendenze.

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