Una formazione dedicata ad educatori “di strada”. Un momento di condivisione delle esperienze sui territori e l’occasione per crescere nei percorsi educativi.
di Francesca Cadei
aggiornato al 12/10/2025

Il 15 e 16 settembre si è svolta a Rimini una due giorni di formazione dedicata agli educatori che operano nei progetti della Prevenzione in varie regioni d’Italia. È stato un momento ricco di dialogo e condivisione, che ha permesso di ritrovarsi e prepararsi insieme alle attività in arrivo con il nuovo anno scolastico. La tematica era incentrata sui progetti definiti “di strada”, ossia quelle iniziative educative che scelgono di muoversi nei luoghi quotidiani dei ragazzi: parchi, strade, centri di aggregazione, unità di strada, percorsi individualizzati di mentoring e centri doposcuola. Un contesto formativo che ha intrecciato riflessione teorica, confronto tra operatori e momenti di esperienza diretta sul campo.
La formazione è iniziata con il tema della progettazione educativa, con un focus sugli indicatori di valutazione: strumenti indispensabili per misurare, raccontare e comprendere l’impatto delle azioni progettuali. È stato poi approfondito il tema della pedagogia della gratuità come stile educativo e postura dell’educatore. Non si tratta di un concetto astratto, ma di un modo concreto di vivere la relazione, che porta a riconoscere adolescenti e ragazzi come co-costruttori del percorso e protagonisti attivi dell’esperienza educativa.
Successivamente i partecipanti hanno lavorato in gruppi, confrontandosi sugli indicatori qualitativi e quantitativi, per giungere alla definizione di valutazioni comuni e di un linguaggio condiviso. È stato un esercizio di chiarezza e di ricerca, che ha permesso di porsi domande centrali: perché progettiamo? cosa vogliamo misurare e perché? come comprendere davvero l’impatto dei nostri interventi?
La formazione ha previsto anche un approfondimento sui bandi che richiedono esplicitamente attività fuori dal contesto scolastico. Una parte importante del percorso è stata il racconto delle esperienze nei diversi territori: dai centri doposcuola alle attività nei parchi e nelle strade, fino al mentoring. Dal confronto sono emersi punti di forza e debolezza, ma soprattutto la ricchezza della diversificazione, la necessità di problematizzare e la capacità di leggere i bisogni in modo nuovo. La relazione resta la chiave per comprendere i cambiamenti e la valutazione, pur complessa, diventa un’occasione per crescere in consapevolezza e migliorare i percorsi educativi.
Durante il lavoro in sottogruppi sono emerse diverse idee progettuali, tutte accomunate dalla volontà di intercettare i bisogni dei ragazzi e di costruire con loro percorsi significativi, calati nei contesti specifici. Si è parlato della necessità di coinvolgere gli adolescenti nei luoghi che già frequentano, per comprendere i loro desideri e trasformarli in proposte condivise, capaci di stimolare partecipazione e senso di comunità.
La serata ha poi offerto ai partecipanti la possibilità di vivere un’esperienza concreta con l’unità di strada della Capanna di Betlemme, che incontra le persone senza fissa dimora: un momento intenso, in cui teoria e pratica si sono intrecciate, permettendo di osservare le relazioni e di lasciarsi interpellare dalle storie e dalle situazioni incontrate.
Il percorso ha mostrato come i progetti che gli educatori di strada portano avanti non siano semplicemente attività, ma veri e propri cantieri di senso, in cui l’operatore con pazienza si lascia guidare dalla relazione e dall’ascolto, costruendo passo dopo passo un lavoro che diventa testimonianza viva di un’educazione capace di generare comunità e benessere.
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